I NUOVI PERCORSI DELLA NOTIZIA. Federico Sattanino (foto in alto), manager italiano esperto in campo digitale, ha lavorato due anni a Echobox, società londinese che oggi dichiara 1000 editori come suoi clienti nel mondo. Echobox aiuta questi editori – tra cui anche il Sole 24 ore, il Fatto e il Manifesto – a segnalare i contenuti sulle principali piattaforme social. Nel 2020 Sattanino – che ora si è trasferito a LinkedIn – ha fatto alcune dichiarazioni ai ricercatori dell’Università Federico II di Napoli (Osservatorio Universitario sui linguaggi del giornalismo multimediale). Queste dichiarazioni e altre analisi sono confluite nello studio “I nuovi percorsi della notizia” che l’Ordine dei Giornalisti (Consiglio Nazionale) ha pubblicato a luglio del 2020. Ecco alcune delle dichiarazioni di Sattanino:
“Cinque anni fa era impensabile utilizzare questi strumenti, c’è stato un grande cambio di paradigma. Ricordo che quando proponevamo i nostri servizi sembrava che stessimo proponendo stregoneria, mentre invece oggi sono i giornali a chiederci di affidare al nostro algoritmo la condivisione dei post sui social network. Credo che in questa fase storica i giornali hanno iniziato a comprendere l’importanza della tecnologia per fare meglio, per risparmiare tempo, per ottimizzare risorse. È anche vero che non tutte le redazioni sono pronte ad utilizzare strumenti di questo tipo, specie se lo devono sviluppare da zero, perché per far funzionare in maniera precisa gli algoritmi di machine learning occorre avere una grossa mole di dati pronta all’uso, ma ritengo che sia un trend in crescita, testimoniato anche dal fatto che in Italia stanno nascendo nuove società che si occupano dell’intelligenza artificiale per il mondo del giornalismo”.
“Secondo me, la maggior parte delle cose che saranno sviluppate nei prossimi anni saranno orientate non più verso i social, ma verso altri strumenti. Dalla mia esperienza posso dire che, soprattutto in Europa, le redazioni non ne possono più di avere a che fare con i social, con Facebook in particolare, quindi c’è una tendenza ad investire il meno possibile su queste piattaforme, anche se restano comunque la cassa di risonanza principale. Io credo che i nuovi progetti riguarderanno sempre di più altri ambiti, come l’intelligenza artificiale e la scrittura automatica, perché l’ottimizzazione dei social in termini di aumento del traffico sul sito della testata diventerà sempre meno importante. Si guadagnerà sempre più poco dalle pubblicità presenti sui siti web. Credo però che anche l’engagement sarà sempre meno importante in futuro e poi bisogna vedere cosa accadrà con l’introduzione dei nuovi strumenti di Facebook per i giornalisti. Ritengo che sia molto interessante chiedersi quali saranno i nuovi modelli di business e come l’intelligenza artificiale potrà facilitare l’emergere di nuovi modelli di business. La prima cosa che mi viene in mente a tal proposito è il modello sviluppato da una società olandese, che potremmo definire lo Spotify delle notizie. Si tratta di una piattaforma dove praticamente hai un menù con le varie testate internazionali e puoi selezionare e comprare gli articoli di tuo gradimento a cifre irrisorie (10 centesimi). Chiaramente c’è un algoritmo che, in base a cosa leggi, ti consiglia gli articoli successivi di tuo interesse. Questa piattaforma è molto interessante perché ha anche una policy di restituzione del denaro se l’articolo non è di tuo gradimento. Sicuramente non è l’unico caso e credo che stiamo andando in questa direzione”.
“L’articolo è scritto ancora dal giornalista, non c’è scrittura automatizzata. Che io sappia, ad essere sincero, in Italia questa cosa non l’ho mai vista.Il giornalista scrive le notizie, mentre gli strumenti per l’automatizzazione sono usati principalmente per la distribuzione delle notizie sui social. L’algoritmo di Echobox, ad esempio, compone la prewiev per i social, ma non compone l’articolo. Le notizie, ripeto, sono scritte in maniera manuale in Italia. All’estero, invece, esiste la scrittura automatica degli articoli. Ci sono giornali all’estero che usano l’intelligenza artificiale in redazione, al posto dei giornalisti. Queste testate utilizzano strumenti che generano automaticamente articoli: in sostanza si genera un template uguale per tutti gli articoli, dove le frasi che li compongono sono praticamente le stesse, ma cambiano di volta in volta i dati del singolo articolo, ad esempio quelli finanziari, che sono presi da database aggiornati in tempo reale e vengono integrati nell’articolo. Si tratta spesso di report, non di articoli, e questi strumenti sono impiegati principalmente per notizie finanziarie e sportive”.
“Le trattative che facciamo con le testate, soprattutto con i grandi gruppi editoriali, vanno dai 2 ai 6 mesi: occorre tempo affinché le testate comprendano i vantaggi dei servizi proposti da Echobox, nonostante l’investimento non sia così grande. Le cifre partono orientativamente da 500 euro al mese per un giornale piccolo a 15 mila sterline al mese per un giornale molto grande”.